Il 29 gennaio entrerà in vigore la Legge di Riforma delle Università e gli Atenei del sistema universitario pugliese-molisano-lucano stanno per avviare, in base a quanto previsto dall’art. 3 della legge, un progetto di federazione già ampiamente definito in un protocollo d’intesa, sottoscritto negli scorsi mesi, dai Rettori delle Università coinvolte.
Le Segreterie provinciali e regionali della Federazione CISL Università di Puglia, Molise e Basilicata hanno, pertanto, deciso di incontrarsi lunedì 24 gennaio a Matera alle ore 11.00 presso il Polo di “San Rocco” per avviare una discussione a seguito di un’attenta analisi del suddetto protocollo che interesserà, nello specifico, l’Università del Salento, l’Università degli Studi di Bari “A. Moro”, il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Foggia, l’Università degli Studi della Basilicata e l’Università degli Studi del Molise.
L’incontro avverrà contestualmente alla seduta congiunta del senato accademico delle università che aderiscono al progetto, primo atto di un lungo percorso ritenuto estremamente delicato per i possibili sviluppi ad esso connessi. Pericoli ed opportunità, infatti, rischiano di intrecciarsi nelle varie fasi di attuazione dell’accordo interuniversitario che mira a ricercare opportunità di crescita e sviluppo attraverso una trasformazione radicale degli assetti organizzativi e strutturali degli atenei.
Tale progetto inciderà notevolmente sui principali settori dell’attuale sistema, nello specifico riguarderà ricerca, didattica, formazione, internazionalizzazione, governance e gestione dei servizi con ricadute sulla mobilità sia del personale sia degli studenti. Occorre quindi vigilare affinché il processo di integrazione delle varie sedi, nel tentativo di porre rimedio ad una frammentazione dell’offerta formativa vista come ostacolo alla competizione ed alla valorizzazione degli ambiti locali, non finisca con il sottovalutare i problemi connessi all’esiguità dei fondi per il diritto allo studio e a quelli relativi alla effettiva consistenza delle risorse umane e strumentali delle singole sedi universitarie.
La competizione per l’accaparramento di risorse comunitarie e internazionali, uno degli intenti federativi, non può e non deve trascurare il ruolo ed il fine ultimo dell’istituzione universitaria, fonte di opportunità e crescita per i nostri giovani, soprattutto per le fasce sociali meno abbienti, tanto meno le ragioni che negli anni hanno spinto verso una politica di ampliamento del numero dei presidi nell’ottica di un pieno sviluppo dei singoli territori coinvolti.
Comunicato Stampa
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